Sono passati cinque anni dal quel maledetto 5 ottobre 2015, quando Ishark viene uccisa da suo padre che, poi, si toglierà la vita lui stesso.
Tutto questo avvenne nella loro abitazione, nel piccolo paese di Mesola, in provincia di Ferrara. A trovare i due corpi fu un parente che, allarmato dal loro lungo silenzio telefonico, si recò presso l’abitazione dove rinvenne le due vittime. Il papà aveva 50 anni, Ishark invece solo 21.
Purtroppo, subito dai primi rilievi dei Carabinieri, la dinamica del crimine fu molto chiara: prima avvenne l’omicidio di Ishark e poi il successivo suicidio del padre, e il ritrovamento dell’arma da fuoco. I vicini di casa dichiareranno che non udirono spari o rumori particolarmente sospetti.
La famiglia di Ishark è di origine marocchina, lei però era nata in Italia.
La ragazza, viveva con i genitori a Mesola da vent’anni. Il papà, M’Hamed Amine, lavorava come autotrasportatore di pesce e altri generi alimentari per un’azienda della zona; la mamma, come donna delle pulizie. Ishrak Amine, studentessa fuorisede, tornava a casa nel weekend. L’intera estate l’aveva trascorsa a Mesola con i genitori, con cui andava molto d’accordo, almeno in apparenza.
In paese una famiglia riservata ma molto cordiale e stimata, con ottimi rapporti verso i vicini di casa e della zona.
Come sempre le voci che circolavano erano tante e magari qualcuna anche sbagliata, però alla vista di tutti traspariva che i rapporti famigliari erano buoni: una famiglia invidiabile, avevano sempre un sorriso e un saluto per tutti. “Evidentemente, possiamo solo pensare che qualcosa tra loro si era rotto”. I genitori erano molto orgogliosi della loro figlia, la aiutavano economicamente con gli studi e per la sua vita fuori casa. Ishark era una ragazza bellissima, educata e semplice, con la passione per la danza, in modo particolare per quella hip hop, tanto da frequentare la scuola di danza del piccolo paese di Codigoro poco distante da dove viveva. Frequentava l’Università a Verona con grande entusiasmo e passione.
Dopo questa introduzione, spiegando in breve quanto è successo ad Ishark, e successivamente ad altre ragazze e donne dopo di lei, come sempre accade ci corre l’obbligo di fare una ferma condanna su questi eventi criminosi, sulla violenza alle donne e, più in generale, quello di dire a gran voce che nessuna persona ha il diritto di togliere la vita ad un altra persona, per nessuna ragione. Abbiamo scelto di rivolgere la nostra attenzione ad Ishark, non solo perché le è stato dedicato un murales, non solo per la sua giovane età e perché uccisa dal padre, ma per denunciare, ancora una volta, che la violenza subita dalle donne, sotto qualsiasi forma, avviene maggiormente all’interno della famiglia, dove nessuno si aspetterebbe che possa accadere.
Purtroppo, tutti gli sforzi che le istituzioni stanno facendo, i punti di ascolto aperti attraverso Associazioni, Aziende Ausl, forze dell’ordine, Procure, e Comuni e attraverso il numero 1515, non bastano. Il nostro Paese dovrebbe costruire un Osservatorio Nazionale integrato e coeso tra le varie parti sociali che sono a conoscenza di violenze subite dalle donne, ma ancora oggi tante donne sono uccise da persone che dicevano di amarle e rispettarle per sempre. Invece l’evento criminoso è la parte più evidente che siamo abituati a vedere, quando nel più radicato intimo familiare le violenze avvengono in modo estremamente silenzioso, e di continuo, anche se nuove leggi sono in vigore (vedi codice rosso). Queste sono anche le parole di tante persone che fanno parte di una rete di aiuto per le donne, gli anziani, i bambini, ma anche di semplici cittadini di una piccola o grande comunità.
Non possiamo e non dobbiamo fermarci, anche quando i risultati sembrano pochi.
La scelta di raccontare la storia di Ishark attraverso un murales che le è stato dedicato in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre 2020 ultimo scorso, è quella di tenere sempre altissima la guardia e di denunciare sempre e di più, in qualsiasi momento o al primo atteggiamento di violenza, ma, soprattutto, dire ancora una volta, che la vita è un bene prezioso e che nessun tipo di violenza deve essere fatta su nessun essere umano. “La memoria è ricordo, è la volontà di non dimenticare affinché non ci siano più uomini che maltrattano o, peggio ancora, uccidano figlie e mogli”.
Queste le parole di Alice Sabina Zanardi, sindaco di Codigoro, in provincia di Ferrara, davanti al murales che raffigura il volto di Ishrak, che campeggia sul muro della scuola media di Codigoro. L’opera è stata realizzata dallo Street Artist padovano C0110, all’interno del Festival DeltArte.
Ishark, una ragazza giovane come tante sue compagne di scuola e di ballo, con tanta voglia di vivere e di realizzare i suoi sogni, sogni che sono stati infranti in pochissimi attimi dalla persona che l’ha generata. Forse, non aveva capito che vivere in libertà la propria vita, pur senza grandi stravolgimenti, per lui non era consono al suo modo di pensare, perché doveva rispecchiare in qualche modo le loro origini.
Ishrak, ora come la vediamo nel murales, è una stella tra le stelle che lei tanto amava e, magari, forse un giorno sarebbe potuta diventare una stella della danza e nella vita.
Ciao Ishark. Sarai sempre una bellissima stella luminosa e splendente.