L’esperienza contemporanea del teatro è quella di un teatro fatto più che guardato.
È una teatralità che si insinua nelle pieghe dell’esperienza quotidiana per creare delle cellule vive di relazione, comunicazione e contatto, per riconsegnare l’esperienza del bello a ogni uomo. In questo, il teatro si impone come una delle esperienze più importanti della restituzione della persona a se stessa.
Da alcuni decenni, in campo socio sanitario, sono state svolte diverse sperimentazioni teatrali che hanno cercato di avvicinare esperienza estetica ed esperienza terapeutica, dando origine a un nuovo settore: l’arteterapia.
Sull’effetto terapeutico del teatro spesso si incorre nel malinteso che il solo fatto di svolgersi in un ambito dedito alla terapia, esso abbia valore terapeutico. L’origine di questi malintesi sta nella storia stessa dell’istituzione manicomiale. Nel manicomio tradizionale, infatti, qualsiasi attività distraesse il paziente, era considerata “terapeutica” perché gli permetteva di sottrarsi temporaneamente al sistema istituzionale.
Ma il teatro è intrattenimento o cura?
Se esso si pone l’obiettivo della cura del paziente psichiatrico diventa necessaria la formulazione di un metodo e di una formazione adeguati. L’intervento di molti artisti specializzati nelle diverse attività espressive (danza, pittura, musica, dramma) non è sufficiente all’interno di un progetto terapeutico sul singolo paziente. Questo carico di responsabilità che l’arteterapia si assume, non deve gravare solo sulle spalle dell’artista, ma deve essere condiviso con tutta l’equipe psichiatrica.
La parola chiave è integrazione, metodo multidisciplinare inteso come integrazione di competenze, risorse e responsabilità.
Nei suoi processi di sviluppo, inoltre, il teatro sociale riconosce il disagio fisico, mentale, ecc. come dinamica collettiva e non semplicemente come questione personale.
Certo, da solo, non può risolvere e guarire, ma può contribuire fortemente a creare quegli stimoli che possono accendere anche un solo interesse capace di ristabilire una comunicazione, personale e sociale, da tempo interrotta.