SIAMO TUTTI UGUALI??

Di Orlando Caprino

Da queste parole nascono altri importanti riflessioni che non hanno una risposta certa ed immediata. Intanto bisogna capire cosa significa “essere uguali”. 

Il folle concetto di razza, nato sull’onda del positivismo di fine Ottocento, è unanimemente considerato una pura aberrazione. Il colore della pelle, l’origine geografica, la lingua, sono elementi di ricca diversità che rendono vita l’unica razza che esiste, quella umana.

La religione – ad esclusione delle teocrazie islamiche – non pare essere un argomento divisivo in Occidente, forte di una laicità che è ormai parte integrante della nostra società. 

Le uniche vere differenze che ancora esistono (e resistono alla modernità) sono quelle di natura economica, tra poveri e ricchi, tra sud e nord del mondo.

Eppure, alle “classiche” sperequazioni economiche tra persone diverse, si è affiancato il paradosso dell’istruzione. Ragazzi uguali, per era e sensibilità, resi diversi da scelte scolastiche diverse; dettate, ancora una volta, dal censo, dalla zona di provenienza, dalla cultura e dalla educazione familiare. Una sorta di subdola scuola di élite che silenziosamente prende forma anche nei pochi interstizi concessi dalla didattica a distanza. 

La scuola – per definizione palestra di democrazia – dovrebbe essere la naturale agora’, dove le diversità si incontrano per dare vita a nuova conoscenza, dove le diversità diventano tratti distintivi e, al contempo, elemento di unità tra ragazzi e famiglie diverse. 

Creare gruppi di persone unite nei valori, ma diverse per cultura, sensibilità, è l’unico percorso per sconfiggere il razzismo e l’odio di genere, per sconfiggere il pregiudizio che fa ritenere le diversità elementi di lontananza e non di vicinanza tra le persone. PENSARE CHE AFFIDIAMO ALLA LEGGE LA TUTELA  DELLE DIVERSITÀ È TERMOMETRO DI QUANTO ANCORA SIA LONTANO DALLA SOCIETÀ, NELLA SUA INTEREZZA, L’ IDEA DI EGUAGLIANZA. EPPURE, IN POSTI DI POTERE, NEGLI ULTIMI DECENNI ABBIAMO AVUTO ESEMPLARI ICONE DI EGUAGLIANZA; PENSIAMO A BARACK OBAMA O ALLA PENCE CHE DOVREBBERO INSEGNARE A CHIUNQUE UNA SOLA LEZIONE: NON È NELLE CARATTERISTICHE FISICHE MA IN QUELLE INTELLETTIVE CHE RISIEDE LA RAGIONE.

Forse bisognerebbe disimparare quello che ci è stato insegnato da sempre. Superare la “cultura” della paura della diversità per affrontare il cambiamento. Creare una forte discontinuità per adattarsi a un nuovo quotidiano per affrontare il futuro, dove  l’eguaglianza si esalti nelle unicità di colori, idee, linguaggi, che rendono più bello questo viaggio che si chiama vita.

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