Nella definizione del nuovo Piano Sociale di Zona per i servizi sociosanitari si affronterà – sul piano programmatico e su scala cittadina – il tema degli interventi coordinati tra servizi sociali e Asl rivolti alle categorie più fragili e, tra queste, alle persone che vivono per strada.
Oggi la commissione ha svolto con Fedele Maurano un’ampia discussione sulla metodologia da adottare nell’intervento sociosanitario a favore dei senza fissa dimora, tra i quali sembra elevata l’incidenza di persone con problemi psichici.
Il numero dei senza fissa dimora, ha detto il presidente Francesco Vernetti, sta aumentando ed è destinato ad aumentare anche in considerazione del disagio socioeconomico post-Covid, che spinge tante persone per strada: un fenomeno per affrontare il quale sicuramente non sono sufficienti le forze messe in campo dal Comune, che interviene con le proprie unità mobili per proporre alternative alla strada e che incontra spesso un rifiuto oppure, come richiamato dal consigliere Sergio Colella (Davvero – Sostenibilità & diritti) a proposito di un caso specifico registrato nella zona di Chiaia, una reazione violenta.
In generale, ha esordito Maurano, è alto il rischio di interpretare l’intervento nei confronti delle persone senza fissa dimora come tutela del decoro o sicurezza dei cittadini. I servizi dedicati alla malattia mentale della Asl intervengono su casi di propria competenza, e cioè quelli nei quali si riscontra un problema di salute. La procedura seguita è volta a garantire che sia rispettata la legge in materia; una legge molto avanzata, che prevede che ci sia sempre, nel caso di trattamenti sanitari, il consenso dell’interessato: è il servizio del 118 che interviene in prima istanza per una valutazione clinica preliminare e, in caso positivo, si procede a un Trattamento Sanitario Obbligatorio con ricovero in ospedale. La persona in questione, se non ci sono reati commessi (in questo caso è l’autorità giudiziaria che la prende in carico), viene poi dimessa solo per essere ospitata in una delle undici strutture residenziali pubbliche o in una RSA o in una comunità-alloggio.
Quanto al numero di persone che manifestano chiari disturbi psichiatrici, occorre far riferimento ai dati raccolti dall’associazione onlus “Il Cactus”: si tratta di una percentuale, sul totale delle persone che vivono per strada, che si aggira intorno al 10 per cento. Negli ultimi tempi, sono aumentati gli stranieri con problematiche legate all’alcool.
Intervenire efficacemente in tutti questi casi, ha concluso Maurano, è possibile solo con una stretta collaborazione tra servizi sociali comunali, Asl e associazioni, e negli anni scorsi appositi protocolli d’intesa hanno consentito questo tipo di collaborazione. Quanto all’efficacia dell’intervento, citando casi specifici risolti in funzione di una integrazione nella comunità di queste persone sofferenti, Maurano ha suggerito una modalità che, più che ai grandi numeri, guardi ai singoli casi, attivando di volta in volta le necessarie sinergie sui territori.