Recenti studi provano che maggiori investimenti in infrastrutture ciclabili incoraggiano gli spostamenti in bicicletta. Una tendenza avviata dalla pandemia che potrebbe aiutare a ridurre drasticamente le emissioni.
Se tutti passassimo dall’auto alla bicicletta per un solo giorno alla settimana, ridurremmo di 3,2 kg di CO2 il nostro impatto ambientale, l’equivalente di mangiare una porzione di agnello o inviare 800 e-mail. Questi i risultati di una nuova ricerca sulle abitudini di viaggio quotidiane condotta in sette città europee.
Lo studio, intitolato “The climate change effects of daily active travel in cities” ha scoperto che le emissioni CO2 prodotte da uno spostamento in bicicletta sono più di 30 volte inferiori rispetto a quelle di un’automobile. Anche rispetto alle auto elettriche, la bicicletta taglia consuma comunque dieci volte meno.
Durante la pandemia di Covid-19 i cosiddetti “spostamenti attivi” hanno offerto una valida alternativa alle auto per rispettare il distanziamento sociale. Nel Regno Unito, per esempio, il numero di ciclisti è aumentato del 9% nei giorni feriali e del 58% nei fine settimana rispetto ai livelli pre-pandemia, secondo un report di CREDS.
Oltre ad aiutare le persone a stare al sicuro, le biciclette hanno anche contribuito a ridurre le emissioni CO2 nelle aree urbane. In un sondaggio condotto da YouGov che include 21 città europee, il 64% degli intervistati ha detto di non voler tornare ai livelli di inquinamento atmosferico pre-Covid, mentre tre quarti erano disposti a vedere gli spazi pubblici ridisegnati pur di raggiungere questo obiettivo.
Ed è così che i governi di tutto il mondo si sono dati da fare investendo in nuovi piani, o accelerando quelli già esistenti, per incoraggiare il pendolarismo in bicicletta, in particolare nelle capitali europee. Secondo la Federazione Europea dei Ciclisti (ECF), le città del continente nel 2020 hanno speso 1 miliardo di euro in misure per favorire la mobilità ciclistica, creando almeno 1.000km di piste ciclabili.
A Parigi, solo negli ultimi mesi circa 50km di piste ciclabili sono state inserite nel reticolo urbano. La trasformazione della città in una capitale della bicicletta è iniziata qualche anno fa, con l’elezione del sindaco Anne Hidalgo, ma solo l’anno scorso l’uso della bicicletta è aumentato del 54% – dicono le statistiche del municipio – con l’introduzione di diverse nuove piste ciclabili.
Anche a Milano il programma Strade Aperte lanciato lo scorso aprile ha favorito un aumento del 122% dei ciclisti grazie a oltre 40km di nuove piste ciclabili protette estese in tutta la città, mentre Berlino ha passato i primi giorni del lockdown costruendo oltre 20km di piste ciclabili pop-up.
La tendenza si è espansa anche fuori dall’Europa. A Bogotà, attualmente quasi il 7% degli spostamenti complessivi avviene in bicicletta – più di qualsiasi altra città dell’America Latina – da quando, negli scorsi anni, la capitale ha introdotto un’impressionante rete di piste ciclabili. L’Asia sta portando l’esperienza della bicicletta a un livello superiore, diventando patria di innovazioni che rendono la vita più facile ai ciclisti. La Cina si è dotata di piste ciclabili sopraelevate, il Giappone sta implementando parcheggi per biciclette robotizzati e diverse metropoli orientali stanno utilizzando l’intelligenza artificiale per ottimizzare i servizi di noleggio biciclette.
Quello che si può sicuramente dedurre dai dati è che la pandemia ha rivelato una domanda latente di investimenti in infrastrutture per il ciclabile, offrendo allo stesso tempo la possibilità di ricostruire strade urbane migliori. Come abbiamo assistito nell’ultimo anno, e probabilmente continueremo a farlo, la creazione di nuove piste ciclabili può davvero avere un impatto sul comportamento, aumentando il numero di ciclisti in tutta la città, e quindi, migliorando la salute e tagliando le emissioni di CO2.
domusweb.it Gaia Lamperti