L’unica cosa certa è che non abbiamo certezze. Non conosciamo o prevediamo quello che può accadere domani, se avremo un vaccino, se la cura funziona, se il virus scomparirà con il prossimo cambio di stagione.
Il COVID-19 ci ha regalato una sola certezza: il mondo non era pronto a tutto ciò (e forse non lo sarà mai). E dunque, cosa potremmo fare per non farci trovare nuovamente impreparati di fronte a una nuova pandemia?
La globalizzazione che negli ultimi venti anni ha caratterizzato le economie mondiali, ha generato tra i suoi primi effetti quello di delocalizzare presso i paesi emergenti la quasi totalità della produzione industriale dell’Occidente per un mero processo di riduzione costi. È evidente che questo modello ha fatto il suo tempo. E questa pandemia ne è la prova più evidente.
Per esempio, quando si sceglie di delocalizzare la produzione farmaceutica in India o componentistica dell’automotive in Cina, in caso di Lockdown si blocca l’approvvigionamento. Cosa significa ciò? Che bisogna ripensare interamente tutta la catena di rifornimento del nostro apparato produttivo. Che bisogna trovare nuove formule di logistica e spingere sulla Intermodalità e sulla riduzione del costo, ma senza trascurare la riduzione dell’impatto ambientale.
Questo, inevitabilmente, porterà a ripensare al concetto stesso di consumismo e all’inversione della finta dicotomia tra qualità e quantità. Come? Attraverso la tecnologia che è la giusta risposta e collante tra i due concetti che, apparentemente, sembrano in contrasto. Avere contemporaneamente buona quantità e elevata qualità e’ non solo auspicabile, ma anche possibile. È stato proprio partendo da una artificiale contrapposizione tra queste due idee che è nata l’errata descrizione di decrescita felice…
Certo, con i sistemi produttivi e le catene di approvvigionamento, andrà anche aggiornata la definizione di Pil. Presto, il concetto di prodotto interno lordo sarà soppiantato dal Pil Ecologico, caratterizzato da nuovi paradigmi dove non sarà la Quantità prodotta da uno stato a determinarne il benessere, ma la Felicità dei suoi cittadini.
È questa la Sfida che gli Stati dovranno affrontare nei prossimi anni. Individuare nuovi paradigmi che riescano a coniugare quantità e qualità, ricchezza e felicità, diritti e doveri.
di Orlando Caprino