di Ilaria De Sio
“Niente è assoluto. Tutto cambia, tutto si muove, tutto ruota, tutto vola via e scompare” scrisse un giorno Frida Kahlo. Questo concetto credo sia alla base di un sentimento che si chiama resilienza, e che in questo momento storico legato all’ emergenza Covid 19 ognuno di noi ha dovuto mettere in atto.
Ci siamo ritrovati imprigionati nelle nostre case, a fare i conti con noi stessi, con le nostre debolezze, abbiamo trascorso molti giorni distanti dagli affetti, abbiamo assistito impotenti allo spegnersi di troppe vite a cui non abbiamo potuto porgere un ultimo saluto. In questo scenario tanto drammatico, però, una parte di noi ha innescato meccanismi importanti di sopravvivenza, mentale e fisica. Abbiamo continuato a ripeterci che sarebbe andato tutto bene, ci siamo aggrappati alla tecnologia, che forse nell’ ultimo periodo stava diventando la causa di una graduale alienazione sociale, e ne abbiamo fatto il mezzo di aggregazione più benefico in questo momento. L’ Italia, il Bel Paese, ha cercato così, di non far morire l’ arte, abbiamo organizzato live musicali sulle piattaforme social, mostre d’arte virtuali, e spettacoli teatrali in streaming, non potendo ammirare la magnificenza e la cultura del nostro Paese dal di fuori, con grande determinazione, abbiamo deciso di portare tutto questo nelle nostre case.
Più di ogni altra cosa però, ci siamo resi conto di quanto fossero importanti i piccoli gesti e gli aspetti della nostra vita, precedenti al dilaniarsi della pandemia, ci siamo accorti di quanta bellezza dessimo per scontato, di quanto ci sembrasse irrilevante un abbraccio o una stretta di mano. La sfida ora è questa: non vanificare tutto ciò che abbiamo costruito e messo in discussione in due mesi, dalle ceneri di una sofferenza profonda stiamo dimostrando di poter risorgere come farebbe una fenice, con la consapevolezza che ogni momento buio porta con sé un potenziale benefico di cui potremmo solo sorprenderci, perché questa è la resilienza.