L’ editoriale del mese di Ilaria De Sio
Pubblicare stories e post, inserire hashtag proficui e infine piacere, piacere e ancora piacere. Se Gabriele D’ Annunzio scrivesse Il Piacere oggi, probabilmente non narrerebbe più le vicende di un giovane dandy romano, incorniciate da estetismo e seduzione. Con il verbo piacere, alluderebbe all’ esigenza di approvazione e all’ affannosa ricerca di essa. Il poeta vate ci racconterebbe di un Andrea Sperelli che al mattino controlla compulsivamente le visualizzazioni delle proprie stories instagram, edita alla perfezione il proprio scatto del giorno e sceglie sapientemente ogni hashtag per ottenere i tanto desiderati likes, preziosi quanto parole. Forse anche Mina oggi non canterebbe più “Soltanto parole fra noi” e intonerebbe un deciso “Soltanto reactions fra noi”.
Si attribuisce al like un importante potere, tale da convincersi che con solo uno di essi, ci si possa quasi conquistare la stima di una persona, inconsciamente si potrebbe essere spinti ad apprezzare la foto delle vacanze al mare del proprio capo, pensando che facendo lo stesso con i suoi successivi dieci scatti, al rientro dalle ferie, sarà più gentile, sorridente e in un mese magari elargirà un’allettante promozione. I social network mostrano nuovi volti di una falsità, facilmente alimentabile, perché per farlo basta un solo click. È capitato a molti o forse a tutti di fingere gradimento per qualcosa, semplicemente perché l’autore di quell’ elemento è un amico, un collega o una persona da non inimicarsi. Si crea perciò, una confusione intellettuale, si finisce per non conoscersi più realmente. Poniamo il caso che Alice pubblichi il report di un esperimento di resistenza femminista a Teheran e che il suo collega Matteo, in pochi secondi le espliciti il proprio benestare con un simpatico cuoricino. Alice penserà che Matteo sia in qualche modo d’ accordo con il proprio pensiero. Lei però, magari non immagina che Matteo agisce in quel modo per un tornaconto personale, perché in futuro la ricambiata approvazione di Alice potrebbe tornargli utile. Mettiamoci infine che Matteo è anche un po’ maschilista e che delle donne in Iran costrette ad indossare un burqa poco gliene importa. Ma ad Alice va bene così, va bene credere che Matteo la pensi come lei, la stimi, apprezzi la sua finezza intellettuale e la qualità degli articoli di attualità internazionale da lei postati.
La serie tv Balck mirror nell’ episodio Caduta libera della terza stagione, racconta in modo distopico queste dinamiche, attraverso la storia di Lacie Pound, protagonista in un mondo in cui chiunque può votare la popolarità degli altri con un massimo di cinque stelle. Lacie ha un indice di gradimento medio alto ed è ossessionata dall’idea di essere popolare. Scopre che, per avere un consistente sconto sull’acquisto di una nuova casa, ha bisogno di un punteggio ancora più alto e tenta di ricevere l’apprezzamento di più persone possibili per facilitare l’aumento del proprio indice di gradimento. Infine, con grande entusiasmo, accetta di fare da damigella alle nozze della sua migliore amica, sicura che grazie a un discorso accattivante al matrimonio riceverà da parte dei popolari amici della sposa il punteggio da lei desiderato. Le nozze della sua migliore amica rappresentano per lei, un potenziale teatro di apprezzamenti.
Inutile certamente specificare che ogni caso è a sé e che l’autenticità esiste anche ai tempi dei social. La falsità trova però, senza alcun dubbio, un terreno fertile e dinamiche semplici in cui insidiarsi. Una falsità emotiva che si manifesta nei rapporti umani, ma anche nel proprio modo di mostrarsi. Viene compiuto un lavoro di vero e proprio confezionamento della propria vita, una quotidianità colorata da toni cromatici perfettamente bilanciati.
“Bisogna fare la propria vita come si fa un’opera d’arte […]. La superiorità vera è tutta qui”. (G. D’annunzio, Il Piacere)