Il silenzio di voci, suoni e rumori

 

di Francesca Ciani

Entrando in una Scuola dell’Infanzia la prima cosa che si percepisce è il vocio dei bambini fatto di risate, urletti, pianti, richiami continui alle maestre. Vocine che riempiono l’anima e colorano le giornate di noi insegnanti. Vocine che sono musica per le nostre orecchie, ma che a fine giornata, dopo l’ennesimo bambino che urla “Maestraaaaaa…”, fanno venir voglia di ricercare il silenzio. Poi un giorno arriva una epidemia, che si trasforma rapida in pandemia. Tutti a casa, ognuno nella sua, non in quella grande casa colorata che è la scuola. Una settimana, due, tre… ma poi diventa chiaro in un attimo che forse l’anno scolastico è finito.

E quel silenzio, che a fine giornata anela ogni insegnante, diventa all’improvviso presenza ingombrante nella nostra quotidianità, nella mia quotidianità di maestra dietro un computer, così come di tanti colleghi in tutta Italia. Il silenzio fa paura, nasconde dentro di sé tanti rumori che non sappiamo o non vogliamo ascoltare.

Il professor Duccio Demetrio dice che è un malessere del nostro tempo, perché è in questo tempo che la musica e i rumori esterni fanno parte della nostra quotidianità, tanto che nel momento in cui ci mancano mettiamo le cuffie perché non sappiamo reagire in altro modo al silenzio, che invece di offrirci possibilità di raccoglimento ci inquieta. Abbiamo un bisogno costante di sentire voci e parole, anche se poi non ci fermiamo a coglierne il senso. L’essenziale è che ci distragga dai problemi e dai temi importanti della nostra esistenza, tanto che il silenzio è ormai difficile da trovare e conservare persino nei suoi luoghi deputati come quelli della preghiera. Ecco, in questi giorni invece il silenzio lo si trova, lo si vive, lo si ascolta anche se con difficoltà perché è diventato testimone indiscusso di uno stile di vita a cui ci siamo dovuti adattare dalla sera alla mattina.

Ma il silenzio si è rivelato anche ottimo suggeritore di soluzioni: video, audio, canzoncine, tutorial, incontri in video conferenza, la tecnologia che da nemica diventa alleata per sovrastare, anche solo con il rumore di una tastiera, il silenzio che è entrato di prepotenza in un tempo lungo, lento e incerto. Ascoltare il silenzio davvero al fine di creare una didattica a distanza che ci consenta di riempire il vuoto emotivo che questa pandemia sta creando, ricordandoci che il distanziamento sociale è e deve restare solo fisico.

Noi insegnati siamo così, il silenzio non è prerogativa del nostro lavoro, così lo rendiamo strumento per inventarci e non perderci. E chissà, magari quando tutto sarà passato, saremo anche capaci di raccontarlo ai bambini, di farglielo conoscere e portarlo nelle loro vite come alleato.

 

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