Eriglena
Eriglena è una donna di grande spessore, con carattere combattivo e molto determinata; una donna che sa cosa vuole e come arrivare all’obiettivo nella vita, nel lavoro, nei rapporti umani. Nutre anche una sensibilità spiccata per il mondo del sociale.
Commercialista e imprenditrice, condivide lo studio con il marito Erion, anche lui di origine albanese. Anche se provengono da due città vicine (da Luahnj lei, da Fier lui), si sono conosciuti a Parma. Quando Eriglena arrivò in Italia nel 2003, Erion si era trasferito nel nostro paese già da quattro anni.
Ho conosciuto Eriglena grazie a una conoscenza comune.
La contatto prima telefonicamente, mi presento, le chiedo se è possibile un incontro per spiegarle il mio progetto fotografico sulle donne imprenditrici straniere in Italia e se è disposta a raccontarmi come è stato, anche per lei, affrontare il periodo del lockdown con il lavoro e, allo stesso tempo, con la famiglia. Lei, molto cortesemente, acconsente a incontrarmi, fissandomi un appuntamento,
Mi riceve nel suo studio, situato vicino al centro di Parma, dove vengo accolto con grande cordialità e con tutte le precauzioni sanitarie previste per i luoghi pubblici.
Conosco prima il marito Erion, che mi saluta calorosamente e, ringraziandomi per il progetto che sto realizzando, mi accompagna da Eriglena.
Lei mi accoglie con un sorriso cordiale che mette subito a proprio agio. Mi accomodo di fronte alla sua scrivania e iniziamo il colloquio. Le parlo del progetto, delle sue motivazioni, dei suoi obiettivi, dopodiché inizio l’intervista. Con gentilezza e semplicità mi parla delle difficoltà affrontate nel lavoro durante il periodo buio.
Ricevevo chiamate in continuazione da nostri clienti per sapere come dovevano muoversi, cosa dovevano fare, se il loro lavoro sarebbe continuato e tante altre cose.
In famiglia, invece, come per tutti, è stato molto difficile, perché inizialmente non si capiva quanto sarebbe durata la pandemia; le notizie erano sempre più drammatiche, la nostra città la più colpita dell’Emilia Romagna. La situazione sanitaria era molto critica, tanto che ci chiedevamo se sarebbe riuscita a reggere, se le tante persone ammalate ce l’avrebbero fatta (noi per fortuna stiamo stati tutti bene).
I momenti più difficili, tuttavia, sono stati con i bambini. Inizialmente, abbiamo spiegato loro che c’era questo brutto raffreddore cattivo e che i dottori facevano di tutto per guarire le persone; poi, con la chiusura delle scuole, non poter vedere gli amici, andare al parco giochi o, semplicemente, vedere i nonni, hanno cominciato a soffrire psicologicamente ed emotivamente. La scuola a distanza è stata difficile per loro, e anche per noi che dovevamo seguirli e, allo stesso tempo, lavorare in smart working perché non si poteva uscire. Insomma, un periodo molto complicato…
Al momento della ripartenza, siamo tornati in ufficio, abbiamo predisposto l’accoglienza per le persone con tutti i criteri richiesti e iniziato il lavoro a testa bassa, senza sosta, cercando di aiutare i nostri clienti e aiutarci tra noi colleghi commercialisti. Da qui, l’idea anche di fondare un’associazione con alcuni colleghi di Parma, e anche di altre città, per sviluppare idee da condividere, aiutarci tra di noi ma, soprattutto, aiutare chi è in difficoltà in momenti come quelli che abbiamo vissuto o, semplicemente, ascoltando la persona; si, perché le persone, in generale, non ascoltano più.
Come per ogni incontro, alla fine le chiedo se ha un sogno nel cassetto e lei mi risponde: il mio sogno nel cassetto è di fare in modo che i miei figli si appassionino e portino avanti tutto ciò che stiamo costruendo noi, io e Erion.