La guerra tra Russia e Ucraina ha fatto sparire le notizie sul Covid. Giornali, siti e talk show sono invasi di notizie che giungono da Kiev e dal resto dell’Ucraina.
Siamo passati dal rischio di contagio a quello di contaminazione nucleare. Tutto è accaduto a partire dal 24 febbraio scorso, data in cui ha avuto inizio l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Eppure fino al 23 febbraio scorso la catastrofe epidemiologica era notizia da prima pagina sui giornali e filo conduttore in tutti i dibattiti televisivi.
Poi all’improvviso il silenzio, totale, assoluto, non se ne parla più, non ci sono più polemiche, preoccupazioni, ansie.
Si potrebbe pensare a un decremento clamoroso dei numeri di contagiati e morti. Ma i numeri dicono il contrario. A marzo scorso è stata segnalata una nuova ondata, ma meno significativa della precedente, andata di pari passo a un nuovo aumento dei contagi, forse associato alla variante Omicron BA.2.
Per molti esperti le misure contro il virus devono ancora essere rispettate. Massimo Galli, ex direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, interviene con la consueta nettezza sulla questione dell’obbligo delle mascherine al chiuso, una misura che dovrebbe essere discussa nella Cabina di regina del Governo per valutarne l’eliminazione dal primo maggio.
«Immaginare, con questa situazione epidemiologica, che toglierla possa essere un successo e un segno di normalità non mi pare sensato. La normalità ci sarà quando la pandemia si sarà spenta e non mi pare».
Di tutto questo ne abbiamo parlato con Giovanni Moccia, autore del libro “Meno 56 all’alba, Diario di bordo sul fenomeno Covid 19.