Circa 1000 studenti e studentesse del Vallo di Diano hanno preso parte ieri al corteo di Libera contro le Mafie a Napoli, in occasione della XXVII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Alla manifestazione nazionale erano presenti anche i familiari di chi ha perso la vita sotto i colpi dei clan.
Il lungo corteo ha attraversato le strade del centro storico, da Corso Umberto I, a via Toledo, per arrivare poi in piazza del Plebiscito dove è stato allestito il palco.
Lo slogan di quest’anno è stato “Terra mia. Coltura/Cultura” per unire due dimensioni dalle quali ripartire: la prima è prendersi cura della propria comunità locale e reinterpretare l’essere cittadini del mondo a partire dall’attenzione al contesto di appartenenza. La seconda è “la coltura nella terra e anche nelle coscienze”. Quindi non solo attenzione all’ambiente e ai rischi che corre, ma anche rivedere i rapporti di forza e centralità, ripensare le forme e i modi sociali.
Presenti esponenti del sindacato e delle istituzioni, studenti e i parenti delle vittime giunti a Napoli da tutta Italia. Tante le bandiere arcobaleno contro la guerra in Ucraina. Circa 300 i pullman giunti da tutta Italia a Napoli per partecipare alla manifestazione. Migliaia di studenti sono arrivati anche dal Vallo di Diano.
“Questo ha rappresentato per noi – hanno commentato i rappresentanti dell’Unione degli studenti del Vallo di Diano – il momento per far sentire chiara la nostra voce rispetto a cosa significhi, oggi, fare antimafia sociale nei nostri territori, prendendosi cura di questi. Il Vallo di Diano, troppo spesso considerato un luogo privo di infiltrazioni mafiose e un’oasi idilliaca in cui crescere, è in realtà costellato di avvenimenti che ci riportano alla realtà. Solo negli ultimi anni, numerose inchieste hanno portato alla luce situazioni disastrose rispetto al fenomeno dell’interramento di rifiuti a opera mafiosa che ci hanno spinto, come studenti e studentesse, a mobilitarci per chiedere alle istituzioni una risposta reale che ci tuteli e garantisca il nostro diritto a restare. Inoltre, in una Regione che vede dei tassi altissimi di criminalità e dispersione scolastica, è impensabile credere che le due cose non siano collegate. Necessario è, quindi, porre al centro la tematica del diritto allo studio e del libero accesso ai saperi – hanno sottolineato – ripensando il nostro sistema educativo, al fine di garantire possibilità reali a chi vive in contesti di povertà educativa. Lottare contro le mafie, per noi, significa anche chiedere a gran voce un diritto allo studio che sia davvero inalienabile e garantito, un reddito che consenta a tutti e tutte di formarsi indipendentemente dalla condizione economica di partenza, scuole aperte, inclusive e accessibili che diventino davvero centri culturali a disposizione della cittadinanza dei territori”.