Yuri Casali a Parma Capitale della Cultura 2020 con una sua opera in una mostra collettiva

Parma – Capitale della Cultura 2020 – Anche l’Artista Yuri Casali, di ritorno dall’Art Basel di Miami, Padiglione Spectrum, e per la sua Arte è stato nuovamente selezionato in una delle Fiere d’Arte più importanti al mondo, ritorna ora ad esporre in occasione della Rassegna “Internazionale Galleria Italia Art, Parma Città della Cultura 2020”, la quale si è conclusa il 2 Agosto 2020 scorso, e in mostra presso la nuova Venice Art Gallery di Venezia, e curata dallo Storico e Critico d’Arte Professor Giorgio Gregorio Grasso – già Curatore del Padiglione Italia e del Padiglione Armenia alla Biennale di Venezia – nel promuovere strenuamente ed avvalorare lo Stato dell’Arte contemporanea nel mondo.

Dal Catalogo dell’Artista Yuri Casali, un lampo sull’itinerario d’Artefice: “Ѐ l’anamorfosi a centuplicare il dialogo fra dimensioni emozionali: una corrispondenza maestosa che equivale a collisione e ferita, a rivelazione, a fibrillazione visiva. Gli organismi d’Opere di Yuri Casali sono moltitudini senzienti, e varcano se medesimi come per dissetarsi dei propri stessi confini, nella libertà imperitura del colore che fiotta dal centro ed apre uno squarcio fin temporale fra l’Opera, noi, l’insaturo e questa vita (Giada Eva Elisa Tarantino, Critico dell’Arte e della Letteratura).

nella foto a sinistra Yuri Casali e il curatore della mostra Giorgio Gregorio Grasso

Chi è Yuri Casali

L’Artefice, Reggiano e autodidatta, lavora fra Venezia, Barcellona, Tirana e Miami – ove è stato ai suoi albori espositivi selezionato per contribuire con la sua Arte anagogica alle Fiere internazionali -, e su molteplici tecniche espressive congiunte che conferiscano duttilità, coralità e Memorie, alla portata ‘sinfonica’ istintiva soliloquiale del proprio veemente Gesto pittorico; a Milano, nuovamente, Yuri Casali è atteso in autunno e presso la Galleria Antiquaria e d’Arte Contemporanea Arcadia Art Gallery, per presentare al Pubblico ed ai Collezionisti l’esito della propria tormentata riflessione creativo-esistenziale: l’inedito e peculiare suo innestare – entro Opere di matrice astratta -, una ieratica Effige sacra che appaia risorgere dalle fibre stesse del Colore, disvela adesso gli albori di una trasposizione pervasiva fra il volto sacro della tela e l’animo che in coscienza vi si rispecchi, fra la figura del Mandylion acheropita di arcaica ascendenza orientale e la sovratemporalità del concetto d’uomo moderno delineato in attesa di autorivelarsi a se stesso, fra il Tronco di Cristo in quanto dipinto nelle modalità tradizionali e rituali della disamina iconografica e le radici intime e sociologiche in cui l’Arte affonda e misura – oltre la materia -, l’abisso.

 

 

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