Ventuno progetti internazionali sono stati selezionati in quanto sostenibili, perché affrontano i veri problemi degli “ultimi” e del pianeta in crisi ecologica. Un libro sostiene che sì, l’architettura etica esiste
Il volume, che ha accompagnato una mostra omonima presso l’Architekturzentrum di Vienna, tenta di verificare come l’architettura e l’urbanistica possano sostenere gli sforzi per mitigare gli effetti del riscaldamento globale e della crescente ineguaglianza sociale, che appaiono come i tratti distintivi di questo inizio di millennio. Numerose ricerche puntano il dito contro l’industria edilizia come uno dei maggiori responsabili dell’emissione di CO2 nell’atmosfera. Inoltre, storicamente, l’architettura è stata al servizio del potere e degli interessi economici prevalenti, meno spesso delle necessità collettive, ancora meno di quelle degli “ultimi”.
L’idea di una architettura che si prenda cura di questi aspetti riprende l’attitudine della Biennale veneziana diretta da Alejandro Aravena nel 2016, che sottolineava la necessità di un’etica del progetto, schierata per affrontare le questioni più urgenti del mondo contemporaneo.
Dopo una serie di saggi organizzata all’interno di tre grandi categorie – ecologia, lavoro ed economia – è soprattutto la selezione accurata di casi di studio a fornire una serie di risposte ottimistiche: una progettazione intelligente può immaginare come cercare soluzioni concrete e non perpetuare pratiche consolidate nel tempo alla base della crisi attuale.
I progetti di Yasmeen Lari contro le inondazioni in Pakistan, il recupero dei villaggi rurali in Cina promosso da RUF, l’urbanismo partecipativo nelle banlieue parigine di AAA sono solo alcuni dei 21 esempi, che convalidano l’ipotesi delle redattrici: esiste una architettura che si prende efficacemente cura del mondo.
(abitare.it)