Da Comunicato stampa
Il 17-18 e 19 giugno sono stati discussi a Bruixelles, i primi risultati del progetto europeo SolidAlCiti gestito dal Sodalis Centro Servizi al volontariato della provincia di Salerno.
Gli stessi saranno presentati in una conferenza pubblica a settembre. La delegazione italiana, composta da 19 membri, secondo C., ha avuto il merito di stimolare una discussione schietta sia sul futuro dell’unione che del ruolo degli enti di Terzo settore nel nuovo panaroma sociale e politico europeo:
“[…] Viviamo nella società della possibilità e dell’ecosostenibile. La pace sociale si ottiene specchiandosi nei vetri di palazzi pronti a riflettere l’esteriore e a non lasciar trasparire il dentro.
Se la felicità è alla portata, l’infelicità è una colpa. La retorica della possibilità ci dice che se vogliamo qualcosa dobbiamo andare a prendercela, se vogliamo sentire qualcuno basta chiamarlo, se vogliamo andare in un posto basta prendere un mezzo di trasporto.
Smontare questa mistificazione è necessario, per riportare la narrazione su un piano che dia voce a chi è escluso dal parco giochi delle possibilità.
Il volontariato si propone di abbattere le barriere sociali, di limare l’esclusione sociale.
Non a tutti è concesso di comunicare con i propri familiari, i volontari attraversano il mondo per aiutare persone impossibilitate a farlo. Non tutti possono raggiungere le persone che amano, se i continenti separano un immigrato dalla propria terra d’origine. Non tutti possono attingere al sapere, i volontari lavorano per aprire scuole. Non tutti riescono a superare le barriere di solitudine e disperazione, i volontari attivano le help-line suicidi.
Nelle condizioni non semplici, i volontari rendono i problemi più semplici.”.
C., volontario membro della delegazione del Centro Servizi al volontariato della provincia di Salerno, ci ricorda anche che: “Centrale nell’evento finale è stata la presentazione dell’analisi dei dati sul lavoro dei volontari in tutta Europa.
Dall’analisi quantitativa e qualitativa è emerso come il volontariato sia una forma di lavoro ibrido, perché occupa tempo e richiede capacità. Ma è anche un lavoro rischioso. Si è dimostrato che dove i media soffiano sul fuoco dell’intolleranza, a pagare sono i migranti ma anche i volontari, con un aumento dei casi di burnout, ansia e depressione.
Il rischio non è solo fisico ma anche legale. Balzati agli onori delle cronache sono i casi di Pia Klemp e Pietro Marrone, capitani rispettivamente delle navi Sea Watch e Mare Jonio, indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Univoca in questo caso è l’opinione dei volontari che ritengono la salvezza del singolo uomo sempre prioritaria rispetto alle leggi nazionali.
Fondamentale è anche lo studio sui corpi dei volontari e le problematicità legate al volontariato.
Vi è una netta prevalenza di volontari di sesso femminile e facente parte della fascia d’età under-30.
I motivi di questa distribuzione sono legati a doppio filo con la trasformazione del lavoratore in un volontario, con l’intento di abbassare il costo del lavoro. È importante quindi sottolineare come emerga una questione di genere legata a motivi sia economici che culturali. Soprattutto nel Sud Europa, il volontariato diventa uno strumento per sopperire alla mancanza di lavoro.
L’ Est Europa è realmente il campo per capire il tentativo di demolizione dello Stato Sociale. Anche in Belgio il governo ha tagliato i fondi per le associazioni di volontariato. A Bruxelles la popolazione ha reagito con forme autorganizzate di volontariato, aprendo le porte delle proprie case ai senzatetto.
Se le iniziative molecolari danno speranza e dimostrano un tessuto sociale vivo, è importate evidenziare come reclamare l’universalità del diritto sia l’unico strumento per costruire una società più giusta e umana.”
Tali spunti di riflessione saranno ripresi nell’ambito dell’iniziativa di Salerno che si terrà appunto nel capoluogo nella prima quindicina di settembre.