17 maggio, International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia
di Marica Lamberti
L’omosessualità è quella ‘cosa’ che tutti dicono di accettare, ma che continua a far sobbalzare quando si rivela alla luce del sole.
Nessuna polemica o generalizzazione, ma il motivo profondo che porta ad indicare il 17 maggio quale giornata internazionale contro l’omofobia, bifobia e transfobia parte proprio da qui: quanto l’attenzione alla specifica di un dato orientamento può rivelarsi essa stessa discriminante?
Quando si tratta di culture, lingue, relazioni altre rispetto a quelle tradizionalmente nostre, può non bastare sbandierare una modernità smisurata che, nel pratico, rischia di non essere a sostentata con i fatti. Un naso pronunciato, un paio d’occhi uno più scuro dell’altro sono notati, incuriosiscono, ma nello steso tempo, un meccanismo involontario porta a riconoscere quei fattori come parte del soggetto al quale si dedica attenzione, ciò che quell’individuo è.
“Come ho più volte ribadito -ha affermato il presidente Giorgio Napolitano-, la denuncia e il contrasto all’omofobia devono costituire un impegno fermo e costante non solo per le istituzioni, ma per la società tutta”, quella stessa società che è punto di partenza per ‘fare la differenza’… e non avvertire differenza.
Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. […] È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva”. (Porf. Keaton – L’attimo fuggente)