di Marica Lamberti
L’uomo col naso all’insù: Palomar di Italo Calvino
Pronti ad entrare nel romanzo-non romanzo?
‘Inadeguato’ alla generica denominazione, l’opera Palomar è stata ascritta dalla critica a qualsivoglia etichetta che la faccia sembrare un romanzo come tutti gli altri. Il capolavoro di Italo Calvino, infatti, è molto più simile alle perle di una collana, ognuna delle quali porta con sè un breve racconto (ben ventisette, per l’esattezza) inanellato al filo conduttore che è il protagonista Signor Palomar. Pensieroso, inappropriato, ostinato, diverso, Palomar si muove nel mondo -e nei suoi mondi- con una grazia ed un’attenzione propria di chi, di quella diversità, ne ha fatto un punto di vista, una prospettiva privilegiata da cui osservare l’umanità così scrupolosamente, da non sentirsene parte. Le giornate di Palomar si delineano attraverso i silenzi, le timide intraprendenze per tentare di confondersi tra gli altri, le descrizioni viscerali e malinconiche della natura (“La luna di pomeriggio nessuno la guarda, ed è quello il momento in cui avrebbe più bisogno del nostro interessamento, dato che la sua esistenza è ancora in forse.”) ed il ripiegamento su di sè, fatto di riflessioni che tentano di rispondere all’insoddisfazione dei suoi mille perché.
Forse è questo il segreto della denominazione inadeguata e dell’etichetta ‘stretta’: abbiate a cuore il vostro piccolo Palomar, proteggetelo, e soprattutto, accettatelo.
CITAZIONE: “Uno prima ancora di mettersi a osservare gli altri dovrebbe sapere bene chi è lui. La conoscenza del prossimo ha questo di speciale: passa necessariamente attraverso la conoscenza di se stesso.”
Risvegli di Penny Marshall
Probabilmente non tra i più celebri, ma carico di numerosi consensi, oltre che pluripremiato è il film Risvegli (Awakenings) del 1990. La pellicola di Penny Marshall, con Robert De Niro, Robin Williams e Penelope Ann Miller nel cast, è basata sulla reale vicenda del dott. Oliver Sacks. Williams è il timido dott. Sayer, moderno Don Chisciotte, propugnatore di un farmaco sperimentale per risvegliare le vittime della rara encefalite letargica. De Niro -che si è aggiudicato la nomination all’Oscar come Miglior Attore- veste i panni di Leonard, la prima cavia della nuova cura che si rivelerà essere un successo: l’iniziale reazione positiva spingerà il dott. Sayer a somministrare la terapia a tutti gli altri pazienti del nosocomio ai quali sembrerà di ricevere una seconda opportunità. Il percorso medico ed umano nato tra i due protagonisti è graduale e parallelo, non privo di inciampi e difficoltà che Sayer si troverà ad affrontare nell’accettare una non totale guarigione dell’amico Leonard, a sua volta costretto a scendere a compromessi con il desiderio di indipendenza.
Gian Luigi Rondini de “Il Tempo” ha così raccontato il lungometraggio: “La regista Penny Marshall, con l’aiuto di una sceneggiatura molto salda di Steven Zaillian, è riuscita a ricavarne un film carico di umanità e di tensioni che, anche quando per la materia così ingrata, sembra respingere, in realtà coinvolge e quasi emoziona.”
CITAZIONE: “Sappiamo solo […] che lo spirito dell’uomo è più forte di qualsiasi farmaco, e che questo spirito ha bisogno di essere nutrito. Il lavoro, il gioco, l’amicizia, la famiglia: sono queste le cose che contano, e noi l’avevamo dimenticato. Le cose più semplici.” (dott. Sayer)