di Ilaria De Sio
Anna Bruno campionessa italiana di pesistica paralimpica, è stata eletta Presidente della “Consulta disabili” del Comune di Battipaglia. Abbiamo conosciuto da vicino la sua storia, il suo pensiero e i suoi progetti futuri.
Sei stata nominata presidente della consulta per i disabili. Che cosa ha significato per te ricevere questa carica?
Da quando ho deciso di intraprendere la strada dello sport per disabili, mi sono un po’ più avvicinata al mondo della disabilità. La persona disabile quasi sempre tende ad interessarsi solo alla propria disabilità, per chi come me deambula con l’ ausilio delle stampelle risultava difficile rendersi conto delle barriere architettoniche e delle problematiche che altri vivono deambulando per esempio con la sedia a rotelle. Grazie allo sport mi si è aperto un mondo perché mi sono relazionata con tante altre problematiche, ho pensato quindi di interessarmi anche agli altri ma soprattutto di mettermi nei loro panni.
Quali sono i tuoi progetti e gli obiettivi che intendi raggiungere con la consulta?
La prima cosa che ho chiesto a tutti i rappresentanti che sono con me in consulta è stata la collaborazione, per poter abbattere tutte le barriere architettoniche, è indispensabile quindi condividere le proprie personali esperienze al fine di superare i limiti. Fondamentale è però che ci si batta, si lavori e si proponga per poter raggiungere gli obiettivi e oltrepassare gli ostacoli. La collaborazione è l’ingrediente principale, perché da soli è impossibile percorrere la strada verso il cambiamento, bisogna pensare agli interessi della comunità e non fermarsi a quelli personali. Il primo progetto a cui stiamo lavorando riguarda l’attivazione di una spiaggia a misura di persone disabili, il cui accesso sia aperto a tutti. Uno spazio in cui poterci lasciare alle spalle le difficoltà che incontriamo ogniqualvolta ci rechiamo in una qualsiasi spiaggia. La Consulta si sta adoperando quindi per andare incontro alle esigenze dei disabili in tutti gli ambiti sociali, soprattutto cercando di risolvere i problemi che quotidianamente si affrontano nella città, il mio ruolo sarà quello di rendermi portavoce di tutte le problematiche legate alla disabilità in modo da poter migliorare tutte quelle condizioni che si rendono difficoltosa la quotidianità.
Una città ideale secondo te come dovrebbe essere?
Dovrebbe essere a misura di tutti gli individui in difficoltà, non solo quindi per i disabili, m anche per gli anziani e le mamme con i passeggini. C’è bisogno di più spazi che siano accessibili a tutti, in modo da poter intensificare il processo di integrazione e limitare l’emarginazione.
All’ interno della società quali sono i comportamenti delle persone che ancora adesso ti feriscono?
Mi ritengo molto fortunata, perché la mia famiglia non mi ha mai trattata da individuo debole o appunto mancante di qualcosa, mi hanno sempre spinta a superare i miei limiti. Ciò che invece riscontro spesso è l’atteggiamento di molti genitori che educano i propri figli facendoli sentire disabili e limitati, questo contribuisce solo a renderli insicuri e inadatti ai vari contesti della società. I limiti esistono per poterli abbattere e solo in quel momento ci si sente davvero vincenti, quindi lavorare per oltrepassarli ci fa sentire davvero vivi.
Sei stata per tre volte campionessa italiana di pesistica paralimpica. Quando è nata questa passione?
E’ nata in un momento in cui ero entrata un po’ in crisi con la mia disabilità, non accettavo l’idea di dover fare solo determinate attività, non mi accontentavo della fisioterapia, volevo fare sport, così mi hanno proposto la pesistica e quasi per gioco ho iniziato l’esperienza dei campionati italiani, ciò che più mi entusiasmava era relazionarmi con le tante realtà diverse e con persone che volessero mettersi in gioco. Mi sento di affermare che da ogni esperienza che può sembrare buia si può estrapolare qualcosa di positivo, grazie alla mia disabilità infatti mi sono avvicinata allo sport, ho conosciuto da vicino un mondo nuovo e ricevuto anche delle belle soddisfazioni.
Ti capita mai di essere trattata da persona debole?
Molto raramente perché quando incontro qualche persona che si relaziona a me facendomi sentire debole, tendo a metterla in difficoltà, non tollero l’atteggiamento buonista. Pretendo e ho il diritto di essere trattata da persona e non da disabile.
Come anche tu hai detto molte persone vivono la propria disabilità in modo limitante, sentendosi automaticamente deboli. Credi che i media abbiano una responsabilità e che abbiano quindi in qualche modo strumentalizzato la disabilità?
Sicuramente e questo mi dispiace, molto spesso siamo ammirati non per i risultati che raggiungiamo e per i limiti che superiamo in quanto persone ma in quanto disabili ed in questo i media e le pubblicità hanno sicuramente contribuito.
Pensi che questo tipo di mentalità con il tempo possa cambiare?
Ad oggi non saprei dare una risposta, ma in merito a questa questione purtroppo non sono molto fiduciosa, all’ origine di tutto c’è sempre però il contesto familiare. Per poter cambiare la mentalità, c’è bisogno di relazionarsi con gli altri, condividere le problematiche, superare i limiti per sentirsi indipendenti e liberi, perché per ogni individuo non c’è nulla di più bello e prezioso della libertà.
Per concludere che messaggio intendi mandare a tutte le persone che stanno vivendo un periodo buio della loro vita?
Mi sento di esortare tutti a vivere in pieno ogni tipo di esperienza sia positiva che negativa, perché queste ci permettono di crescere e di diventare ciò che siamo. Le mie difficoltà e i miei limiti non mi hanno fermata, anzi mi hanno dato l’energia, la grinta e la forza per mettermi sempre in discussione e gioire di ogni piccolo traguardo, c’è bisogno di porsi piccoli obiettivi per arrivare a grandi risultati, perché le grandi realtà si costruiscono a piccoli passi.
Anna mentre racconta la sua storia, la sua passione, le sue sfide ha il volto e gli occhi di chi vuole trasmettere tutta la propria grinta, di chi vuol far capire che le debolezze sono solo convinzioni mentali, di chi ha capito che dalle difficoltà può nascere solo la parte migliore e combattiva di una persona.