Donne e violenza tra cinema e letteratura

di Marica Lamberti

Mille splendidi di Khaled Hosseini

Mille splendidi soli come le mille e molte più donne che illuminano l’esistenza del mondo, da oriente ad occidente. L’afgano Khaled Hosseini, impegnato da anni nel sociale in tema di aiuti umanitari, dedica la sua seconda opera ad una narrazione estremamente sensibile delle vicende di alcune figure femminili cardine per l’intero andamento della storia. Mariam, figlia illegittima di un ricco possidente di Kabul, il giorno del suo quindicesimo compleanno vede la sua vita sgretolarsi. La madre Nana, donna fredda e distante, pende impiccata da un albero della radura in cui si trova la loro casupola. Quando scopre della morte di Nana, il padre rifiuta di vedere Mariam per paura dei pettegolezzi che potrebbero nascere, ma allo stesso tempo decide per lei dandola in sposa a un uomo molto più vecchio: Rashid, rozzo e violento. Dalla ‘porta accanto’, a Laila, invece, la vita offre molto di più, s’innamora di Tariq (che, successivamente, partirà per la guerra), ma l’Afghanistan non si rivela essere un posto sicuro e la bomba che cade sulla casa di Laila, cambierà per sempre la sua vita. A tirarla fuori dalle macerie sono i suoi vicini, Mariam e Rashid il quale, oltre l’assistenza ed il supporto, propone alla giovane di sposarlo. Laila e Mariam si ritrovano indissolubilmente legate dal destino che le vede al servizio del grezzo e gretto Rashid. Tra odi e rancori, alleanze e nuove amicizie, Mariam e Laila diventano come madre e figlia, si proteggono e dimostrano al mondo quanto le donne sappiano essere forti, abbiano la capacità di adattarsi, trasformarsi e fortificarsi, nonostante le avversità della vita.

 

Un’ora sola ti vorrei di Alina Marazzi

Un’ora sola ti vorrei, oltre ad essere un titolo di musicale memoria, è il nome del film-documentario del 2002, partorito dall’amore di Alina Marazzi: perchè proprio d’amore si parla nel descrivere l’opera di collage che l’autrice -nipote dell’editore Hoepli- ha compiuto nel raccontare la storia della madre suicida Liseli, dalla quale venne allontanata a soli 6 anni. L’opera cinematografica prende vita da due archivi paralleli: da una parte, quello del diario di Liseli affetta da depressione che, oltre a non godere della considerazione familiare, finisce per rimanerne emarginata; mentre ‘in superficie’ scorre il repertorio home-movies girato dal nonno di Alina, il celebre editore Hoepli, guidato dal voler proporre un sereno ritratto familiare che stride sonoramente con la testimonianza di Liseli: sempre più ‘inadeguata’, sempre più sola, sempre meno all’altezza. Un’ora sola ti vorrei è frutto e segno tangibile di quanto possa un’assenza continuare a farsi presenza.

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