Quasi trent’anni di attività. La Compagnia della Fortezza, che opera dentro e fuori il carcere di Volterra, l’anno prossimo spegne la trentesima candelina. E lo fa dopo aver letteralmente trasformato la natura stessa di quel carcere, un tempo di massima sicurezza. A Volterra, oggi, ci sono circa 170 detenuti. È diventato un carcere “trattamentale”, un carcere nel quale detenuti condannati a pene molto lunghe vengono accompagnati lungo un percorso che – attraverso il teatro, ma anche attraverso l’apprendimento di mestieri come il sarto, il cuoco – ne stravolgerà letteralmente l’esistenza.
Aniello Arena, l’attore che oggi è conosciuto anche al grande pubblico per il suo ruolo nel film Reality di Matteo Garrone, è uno dei testimoni di questa trasformazione profonda. «Sono nato due volte. Il teatro, e ora il cinema, mi hanno partorito di nuovo». Da molti anni Aniello gira per tutta Italia a raccontarla questa rinascita, la sua prima vita intrisa di violenza e, come da lui stesso ricordato, di «nera ignoranza», e la seconda vita di attore e di interprete intelligente di cinema e di teatro. E lo ha fatto, nel 2015, anche nelle scuole dell’hinterland napoletano, insieme al maestro Armando Punzo – il “poeta guerriero” come lo definiscono i suoi – che da tanti anni, ogni giorno inclusa la domenica, entra nel carcere di Volterra per formare nuovi talenti e per essere straordinario maieuta di nuove rinascite di persone che avevano, per scelta o per destino, perso se stesse.
La Compagnia della Fortezza – che è stata fondata grazie alla lungimiranza di un gruppo di persone, quasi tutte di origine meridionale, che hanno creduto e credono che un altro mondo è possibile e che si sono riunite nell’associazione Carte Blanche – è oggi una compagnia stabile, una realtà professionale, in cui gli attori e le maestranze sono iscritte alle liste dei lavoratori dello spettacolo e che dà lavoro, per la parte organizzativa e amministrativa a sei persone stabilmente e ad altre decine fra collaboratori e artisti. Una compagnia la cui opera è diventata una buona prassi riconosciuta ed esportata nelle altre carceri trattamentali italiane e che è apprezzata a livello europeo quale migliore esperienza di recupero attraverso l’arte e il teatro mai applicata al contesto carcerario. Una compagnia che gira per l’Italia. Il prossimo spettacolo, Santo Jenet, è atteso il mese prossimo al Teatro Petruzzelli di Bari.
Una delle chiavi di volta – ce lo ha raccontato una delle anime di questa esperienza, Cinzia De Felice – è stata considerare la propria attività un lavoro artistico che se, per sua natura, ha risvolti sociali importanti, deve essere portato avanti seguendo canoni professionali, senza concedere nessuno spazio all’improvvisazione. Oggi tutto questo si traduce per la Compagnia della Fortezza anche nell’essere diventata, oltre che compagnia stabile e buona pratica riconosciuta ovunque, agenzia formativa che ogni anno forma decine di persone dentro il carcere, consentendo loro di conseguire gli attestati di formazione abilitanti a numerose professioni.
Essere diventata una realtà che ha aperto il carcere al mondo esterno, che ogni anno consente a centinaia di persone di conoscere e vivere quello che accade lì dentro e che, grazie agli sforzi di tanti, trasforma il cuore e la mente delle persone. Un carcere che si apre anche ai minori che, grazie a progetti di alternanza scuola lavoro, aiutano la compagnia a mettere in scena le sue opere teatrali. Un carcere che consente ogni anno a molti ex detenuti di ritornare al mondo rinati, padroni di un’arte o di un mestiere, inseriti in un contesto lavorativo stabile e appagante.