Piaccia o meno, la questione migranti è più centrale che mai nel dibattito politico, sociale ed economico italiano. Solitamente, però, a conquistare le pagine dei quotidiani sono i fatti più scabrosi, che vedono coinvolti migranti. Invece, quanto successo nel comune di Capannori, in provincia di Lucca, restituisce giustizia ai tanti cittadini stranieri che si trovano, loro malgrado sul territorio italiano.
Capannori, dove i migranti fanno le pulizie
I giovani migranti, circa quaranta tutti richiedenti asilo politico, già dallo scorso 17 novembre sono stati coinvolti nella pulizia di parchi pubblici, aree verdi, giardini delle scuole e parcheggi. Un progetto, gestito dalla cooperativa Odissea, dove i richiedenti asilo prestano la propria attività a titolo gratuito. Nei primi due giorni di attività, i giovani migranti hanno già pulito alcuni parchi e parcheggi. Presto, però, i volontari si dedicheranno ad altre aree, dividendosi in più squadre.
«A Capannori pratichiamo il modello vincente dell’accoglienza diffusa – ha detto il sindaco, Luca Manesini, a Corriere della Sera – insieme alle numerose associazioni di volontariato del territorio abbiamo dato vita a una serie di progetti che vedono i richiedenti asilo coinvolti in attività d’interesse per l’intera comunità». «La partecipazione dei richiedenti asilo ad attività utili per la comunità è importante – hanno detto all’unisono l’assessore alle politiche sociali, Ilaria Carmassi, e ai lavori pubblici, Gabriele Bove – perché rappresenta un modo efficace per consolidare il loro processo di integrazione nella realtà che li ha accolti».
La situazione dei migranti in Italia
Stando ai numeri diffusi da UNHCR, nei primi cinque mesi del 2016 vi sono stati 46.714 sbarchi, in calo rispetto all’anno precedente. Nel 2015, dopo cinque mesi, gli sbarchi erano infatti stati 47.463. Di questi, il 15% proviene dalla Nigeria, il 10% dal Gambia, il 9% dalla Somalia, l’8% da Eritrea, Guinea e Costa d’Avorio. Tutti paesi caratterizzati da forte instabilità politica e sociale. Basti pensare che in Eritrea, da dove nel 2015 sono provenuti circa il 20% di tutti i migranti, da oltre vent’anni è sotto la dittatura del presidente Isaias Afewerki. In Somalia, da dove sono arrivati circa il 14% dei migranti del 2015, a spaventare la popolazione ci sono gli attacchi terroristici di al-Shebaab. Stesso destino anche in Nigeria, dove Boko Haram ha fatto registrare ben undicimila morti violente.